venerdì, aprile 28, 2006

Intervallo



Ehi, dove siete finiti tutti? Max, Vadoalmare, ecc... che succede? travolti dal lavoro o dalle vacanze pasquali?
a proposito, ecco altre immagini delle recenti giornate siciliane (partecipanti alla grigliata di pasquetta a Cefalù e Caltagirone).
Si avvicina lunedì 1 maggio: come farsi una ragione del non essere a Padova?
Questo post interlocutorio arriva direttamente dalle Cinque Terre: americani e tedeschi ovunque.
Ah, dimenticavo gli auguri a Zò e alla Anto...e bravo il geometra!!

martedì, aprile 25, 2006

25 aprile













Festa di Liberazione e compleanno della mamma, un bel giorno per festeggiare.
1 maggio in avvicinamento: grigliata castelnovese in preparazione, peccato solo che coincida con un'evento storico al quale il blogger e Davidino non potranno partecipare...unica consolazione, non sarò solo, vero P?

venerdì, aprile 21, 2006

La capolista se ne va...

Dopo la sentenza della CAF ecco la nuova classifica della serie C1/A per i primi cinque posti:

SPEZIA 56
Genoa 55
Teramo 50
Monza 49
Pavia 48

mercoledì, aprile 19, 2006

Tessere


Torno al blog dopo le giornate pasquali, che mangiate gente!
Appena confermati i risultati elettorali, c'era bisogno di tutta questa commedia?
Nella foto: Villa Romana del Casale (Piazza Armerina, EN), 18 aprile - Sito Unesco dal 1997

martedì, aprile 11, 2006

E ora?

lunedì, aprile 10, 2006

Governo di centrosinistra e urbanistica

Intervista a P. Cervellati pubblicata da Ebbyburg.it:

Altro che ponte di Messina. La vera grande opera nazionale del ventunesimo secolo sarebbe recuperare Messina e le altre cento città d'Italia, e quelle nuove cresciute di recente. Recuperare significa non solo abbattere, qualche volta, come nel caso irrecuperabile di Punta Perotti a Bari. Significa sostituire i nuovi centri ai non luoghi, in cui l'anticultura degli ultimi decenni ha trasformato quasi tutte le nuove periferie e perfino centri storici dove ai caffè sono subentrate le jeanserie e alle abitazioni le rappresentanze commerciali. Fare di ogni periferia un nuovo centro significa fare la nuova città. Non la città ideale, che non esiste, ma la città urbana moderna. Ne parliamo con Pier Luigi Cervellati alla vigilia del governo di centrosinistra, se nascerà dalle urne di domani. A gennaio, il Mulino aveva pubblicato un suo articolo il futuro della non città, appunto la città dei non luoghi nella quale viviamo da alcuni decenni. Cervellati insegna recupero e riqualificazione urbana a Venezia; è autore di opere come La città postindustriale, La città bella, L'arte di curare la città; è stato per anni assessore all'urbanistica di Bologna. Ora, nella polemica tra l'architetto romano Massimiliano Fuksas (che dice: Punta Perotti è solo l'inizio, bisogna abbattere lo Zen di Palermo, le Vele di Secondigliano, il Corviale di Roma ed altri ecomostri simbolici nazionali) e l'architetto milanese Vittorio Gregotti (che difende il suo Zen e le Vele, addebitandone il degrado all'occupazione selvaggia e alla debolezza della politica), lui, Cervellati, sta con Gregotti: il problema non è abbattere il brutto, ma sottoporlo a chirurgia plastica e a cura ricostituente funzionale. E non già perché, come dice Gregotti, «la bellezza non è l'unico elemento per giudicare l'architettura, che va sempre oltre il bello, il brutto e la forma»; ma perché occorre recuperare le periferie: «Renderle omologhe alle citta, come si fa nei paesi del Nord dove esiste ancora la cultura della pianificazione urbanistica». Che vuol dire omologare? Prima di tutto, stoppare quella «razionalizzazione ed efficienza modernizzante» delle città storiche che Jùnger definì "imbiancamento". E non aveva ancora visto la nuova Ara Pacis a Roma. Un imbiancamento che batte perfino il marmo fascista di piazza Augusto Imperatore. Si perde così l'identità storica e culturale delle città. Ma il ministro Urbani, trasferendo i poteri delle Sovrintendenze nelle 26 divisioni del ministero dei Beni Culturali, aveva l'ambizione un po' bottaiana di rifare le città sulla base dell'architettura razionalista della società industriale. «La città storica non può essere razionalistica o razionalizzata - spiega Cervellati -. Il razionalismo va affermato nelle periferie, cresciute anarchicamente, in non luoghi come ipermercati e svincoli autostradali, o villettopoli casarecce, casermoni e strade, capannoni e parcheggi, che hanno mangiato il territorio espandendosi all'americana. Solo in America, il territorio è tanto e da noi pochissimo. Modernizzare le città non significa riqualificare un quartiere del Seicento in edifici razionalistici, ma creare legami (cominciando dai trasporti) tra la città storica e le sue periferie, ciascuna coi suoi luoghi di convivenza, che si acculturano reciprocamente. La città dispersa e non collegata ci richiude invece nel nostro orto o giardinetto, nell'isolamento culturale. Un governo di centrosinistra non dovrebbe puntare tanto a nuove costruzioni del privato quanto a un'edilizia pubblica che provveda alla casa per chi non ce l'ha, alla socializzazione per chi è isolato, e alla qualità della vita urbana per tutti, oggi sopraffatta dal degrado e dalla dispersione». I non luoghi hanno creato la non città e a questa si associa la non campagna. La grande opera pubblica nazionale, cioè la ricostruzione del legame città-campagna e urbanizzazione-ambiente," è stata descritta da Cervellati e riassunta dal Mulino ancor prima che questa legislatura di destra nascesse. «Le mappe storiche (riportiamo in sintesi) ci guidano nell'individuare le aree da rinaturalizzare. Esse sono uno strumento orientativo per organizzare il territorio e riqualificare la progettazione edilizia». Dunque Prodi non sbaglia quando parla di bellezza, estetica, etica, "felicità". I padri costituenti sapevano quel che scrivevano quando nella Costituzione promisero "La repubblica tutela il paesaggio". «La ricostruzione del territorio, col recupero del tessuto edilizio, deve coniugarsi con interventi di organizzazione e localizzazione di servizi, funzioni, necessità. Il piano regolatore è uno strumento irrinunciabile per riqualificare la periferia in città, e dev'essere scritto nella natura e nella storia del territorio». Esse, natura e storia, «hanno risposte omogenee e consentono di individuare un obbiettivo generale, l'integrità fìsica e la salvaguardia culturale del territorio, su cui misurare qualità e quantità dello sviluppo» (Eduardo Zarelli). Perciò bisogna fermare l'espansione urbana a megalopoli anarchica e tornare ai "luoghi", cioè alle citta-comunità, con rapporto corretto fra i vari luoghi di cui il centro storico è solo l'archetipo. È questo il policentrismo comunitario, lo sforzo per conquistare il nuovo senza rinunciare all'identità storica. Del resto, come insegnava Benevolo, «la città italiana ha i centri entro le mura». Si può tornarvi, in qualche modo, stipulando un patto di cittadinanza con chi abita fuori le "mura" perché possa non solo abitarci ma viverci "felicemente". Farà sorridere molti italiani di oggi, ma nella Costituzione americana, tra i vari diritti dei cittadini, è previsto proprio quello di «cercare la felicità».

venerdì, aprile 07, 2006

Un giovedi da leoni...



Impossibile dirvi tutta la gioia di ieri: immagini, emozioni e racconti su

www.acspezia.com

www.speziafoto.it

www.cittadellaspezia.com

giovedì, aprile 06, 2006

Si gioca



Dopo rinvii, polemiche, manifestazioni...

finalmente si gioca:

stadio A. Picco, ore 15.00: Spezia-Genoa

martedì, aprile 04, 2006

Passa il decreto legislativo in materia ambientale

Dopo oltre quaranta giorni dalla trasmissione da parte del Governo, un primo stop del Presidente della Repubblica e affrettate e marginali correzioni, è stato emanato il decreto legislativo "in materia ambientale", info e commenti:
http://www.gruppo183.org/
http://www.ambiente.it/

W la ricerca

Dopo la puntata di domenica sera di W l'Italia dedicata alla ricerca ecco un articolo apparso su Repubblica.it (grazie Anonimo per la segnalazione)

Palermo, licenziata dall'Università.
Quell'articolo non piace al rettore

Francesca Patanè verrà licenziata dall'Università di Palermo. Il Magnifico rettore, i professori (ordinari e straordinari), i dirigenti tutti sentono che è venuto meno il rapporto perché la donna, che è funzionaria di biblioteca, si è resa responsabile di "comportamenti che pur non costituendo illeciti di rilevanza penale, sono di gravità tale da non consentire la prosecuzione neppure provvisoria del rapporto di lavoro". Stamane alle nove e trenta dovrà presentarsi a Palazzo Steri del capoluogo siciliano, che è luogo davvero idoneo, il posto giusto, storico teatro dei Processi dell'Inquisizione, e difendersi, se le riesce, dall'accusa di aver denigrato e offeso i rappresentanti più conosciuti e apprezzati e con loro tutto il Palazzo.E cosa ha combinato questa funzionaria? Ha per caso dato fuoco ai libri? Li ha trafugati di notte? Se li è venduti al mercatino di Porta Portese? No, la Patanè ha scritto nel numero di gennaio sul giornale on line (www.ateneopalermitano.it) di cui è responsabile (ha il tesserino verde dei giornalisti pubblicisti) che due professori palermitani, Salvatore Tudisca, preside della facoltà di Agraria, e Antonio Bacarella, ordinario di Economia agroalimentare della stessa facoltà, erano indagati a Firenze per associazione a delinquere e abuso di ufficio. I magistrati, è scritto sul sito, li accusano di aver "pilotato concorsi per l'assegnazione di incarichi di insegnamento universitario".Da mesi l'università italiana passa più tempo nelle aule dei tribunali che nei centri di ricerca, e da mesi i giornali danno conto di accuse, processi, concorsi truccati, alcuni bene altri male, con prove di taroccamenti intercettati in imperdibili conversazioni telefoniche preparatorie. Le cronache riportano casi di mogli e mariti e figli, fratelli fidanzate, cognate, segretarie, amiche e amanti che d'un botto ottengono straordinari scatti di carriera, promozioni folgoranti, riconoscimenti davvero strabilianti. Curricula bellissimi, infallibili. In una parola: eccellentissimi. Bari, Messina, Roma, Firenze, Siena. Sembra quasi che non esista ateneo e non esista concorso che non fatichi a superare le prove del più blando degli esami antidoping.E la vicenda dei due docenti palermitani s'innesta nella più generale attività di indagine e di inchiesta. Per i professori in questione è relativa all'accusa di aver favorito la vittoria a un posto di ricercatore di Economia agraria del dottor Nicola Marinelli, figlio del rettore dell'Ateneo fiorentino. Questione e fascicolo poi dirottati al tribunale di Trieste che indaga sul fatto da più tempo e per primo.E benché non ci fosse davvero nulla di nuovo sotto il cielo, benché nessuna notizia sia risultata falsa, l'ateneo palermitano ha deciso di bacchettare la sua funzionaria, e di farle passare la voglia di scrivere. Domanda lecita: ma una dipendente dell'Università può scrivere sull'università? Certo che sì. Può scrivere, eccome se può. I giornalisti sono divisi dall'Ordine in due albi: i professionisti, che dal lavoro di redattori ricevono la fonte principale ed esclusiva di reddito, ed i pubblicisti, impegnati in altre attività ma che con continuità redigono articoli, commenti, illustrazioni sui temi più vari che afferiscono ai più diversi interessi di ciascuno. Del resto la carta stampata, le televisioni, le radio sono dense delle presenze, scritte e parlate, di decine di professori. Molti dei quali sono commentatori autorevoli, riconosciuti e riveriti.Alla Patanè piace scrivere di Università. E l'Università non l'accusa, a leggere la smilza raccomandata dell'8 marzo scorso (prot. 4822) di aver divulgato segreti d'ufficio, non le contesta di utilizzare impropriamente la sede pubblica per attivare e sostenere interessi privati. No, stende questo rimprovero: l'articolo in questione è diffamatorio. A cui fa seguire la seguente improvvisa ma definitiva deduzione: "l'attività svolta dalla S. V. si ritiene incompatibile con lo status di pubblico dipendente".Onestissima e adamantina, l'università palermitana per tutelare il suo onore caccia via, con procedimento d'urgenza, la dipendente che ha la bocca troppo aperta e passa troppo tempo davanti al computer. Non deve, e tutto sommato, nemmeno può. Licenziamento, sanzione massima, così impara.

domenica, aprile 02, 2006

L'ecomostro

Articolo di Wu Ming1 apparso su carmillaonline.com, ideale prosecuzione di alcune riflessioni emerse dai commenti all'ultimo post, a proposito di problemi di tipo culturale: ambientali e sociali.

Casalbaroncolo, nuovo fascicolo dell'autobiografia della nazione. Lo trovi in edicola.Sempre più concittadini incanagliscono, discesa da Montagne Russe, il convoglio va giù rapido, i passeggeri urlano e sorridono, spaventati e leggiadri, sbarazzini e maneggioni, simpatici, orridi.Salta il patto sociale quotidiano, in nome della "roba" e del possesso viene meno ogni regola di convivenza, ogni criterio, ogni attenzione per l'altro.Qualunque gesto o parola può scatenare reazioni imprevedibili. Se ho da ridire perché mi freghi il parcheggio tu torni con gli amici e mi spari alla nuca. Se ti rubo una pianta dal cortile, mi ammazzi come un cane e provi a dire che è legale. Ce l'ho duro, se non me la dai uccido te, tuo padre e tuo fratello. Se me la dai, tuo padre e tuo fratello mi uccidono. Se fai un figlio con me, tuo fratello ti uccide. Non me lo dai perché sei etero, e io ti ammazzo. Lo vuoi da me perché sei frocio, e io ti ammazzo. Ti stupro e non sei vergine, mi danno le attenuanti. Ti stupro e sono sfigato, mi danno le attenuanti. Stermino tutta la famiglia perché sono uno scoppiato: mi dicono di dire che il mandante è Satana. Ho diciott'anni e faccio scritte sui muri, un giustiziere in divisa mi spara alla tempia. E' il Ruanda di tutti i giorni, in Italia.

Il convoglio irrompe nel tunnel dell'orrore: il manovale che ti ha sistemato casa accoppa il tuo bimbo a colpi di vanga, poi va in tv, strafottente, fa finta di niente, lo intervista il Cucuzza della situazione, mentre un PM dà la colpa a te, padre, e indaga sulla pista pedofila, l'eterna pista pedofila, la solita pista pedofila, l'a suo modo rassicurante pista pedofila: i "mostri" stanno sempre altrove, nel bosco delle streghe di Internet, in Russia, in Cina dove lessano i bambini (da noi li ammazzano e li buttan via, che spreco!).Dai ponti sull'autostrada calano macigni e spappolano teste. Non c'è criminale non marcio di coca (non costa più un cazzo, del resto) e disposto a ogni salto nel buio. Le elezioni sono imminenti, tornano a piangere le madonne. I TG riportano senza un dubbio, il Medioevo ci fa una pippa, grazie Medjugorie, grazie Karol.Viene in mente un film, "Fargo" dei fratelli Cohen. L'Italia degli anni zero è quel Minnesota coperto di neve: ammanta tutti noi una coltre di passioni congelate, bianco abbacinante e cielo grigio. Crudeltà e Stupidità vanno a braccetto e attraversano la scena. Non può essere tutta colpa di B., benché ci abbia messo del suo, e pure molto, troppo.Altro che Punta Perotti: se c'è un ecomostro da abbattere, è la mente collettiva di questo Paese, il suo immaginario. Chissà se basta tutto il tritolo d'Europa. Chissà se basta l'Europa. Chissà, forse un giorno il palazzone verrà giù da solo, sbilenco e martoriato dalle crepe, carico di acqua e muffa, sgambettato dalla subsidenza.Un giorno guardi e... Patatrac!Bentornato, lungomare.Su quelle coste, se saremo ancora qui, non ricostruiremo nulla. Guarderemo l'Oriente, culo sullo scoglio e piedi in mare.Il disco rigido del Paese va riformattato, o gettato nel cassonetto.