martedì, novembre 20, 2007

Questo è il partito che volevo

Un bell'articolo sulla nuova "cosa berlusconiana" di Concita De Gregorio, uscito oggi:

GLI ELETTORI "sono più avanti degli eletti" e naturalmente Silvio Berlusconi è già lì, più avanti di chi è avanti, più avanti di tutti a guidare le folle. Con acrobatico surfismo sull'onda dell'antipolitica, un numero atletico buono anche a dimostrare che l'età cosa volete che sia, passa in testa agli alleati e fonda il grillismo istituzionale di destra, lascia Fini e Casini a riva a guardarlo a bocca aperta.
E pazienza se la politica fino a ieri è stata lui, presidente del Consiglio e mercante di voti nel tempio: la memoria collettiva si sa che è cortissima, da oggi ci sono i gazebo, il partito del popolo. "C'è il palazzo è c'è la gente. Io sto con la gente". Delete, cancellate quel che è stato finora. Guardate questo film, piuttosto, e mandatelo a mente: Silvio che entra a braccetto con Michela Vittoria Brambilla, l'eroina dei circoli quella che più svelta di tutti, mesi fa, ha depositato il nome del partito che d'incanto esce oggi fuori dal cilindro.
In prima fila le altre donne di Forza Italia - Prestigiacomo, Carfagna, Gardini, Santelli - li guardano mute. Loro sono il pubblico, Berlusconi e Brambilla i protagonisti. Fuori dalla sala i politici, quasi tutti almeno. Poi, per cortesia, certo che entrano i più anziani, Selva, i più fedeli, Bondi e Cicchitto, gli istituzionali a cui non si poteva dir di no, Vito e Schifani.
Gli altri fuori: questo è il partito della gente e la nomenclatura disturba, tra l'altro chiudere le porte alla politica ha il vantaggio di non mostrare in pubblico chi c'è e chi manca: la conta non si fa. Conferenza stampa solo per giornalisti, all'americana. Berlusconi sul palchetto Brambilla seduta davanti alla sua destra, alle spalle il nuovo simbolo del partito: "Partito della libertà come volevo io o Popolo della libertà come ci hanno suggerito gli elettori, saranno loro a decidere".
Certo, loro. D'ora in avanti si procede così, a colpi di gazebo. Veltroni ha avuto tre milioni e mezzo, quattro milioni di persone? Lui almeno il doppio. "Otto milioni ai gazebo nello scorso week end, due milioni di firme nei circoli". Ecco, dieci milioni: facciamo il triplo. "I gazebo resteranno allestiti anche nel prossimo fine settimana: raccoglieranno le firme per il nuovo partito. Noi non faremo una fusione a freddo come il Pd". Il Pd, lo spettro.
Quel che succede oggi, avvisa Berlusconi, "cambierà la storia di questo paese per decenni". Allora riepiloghiamo quel che succede, effettivamente, nei dieci minuti in cui l'ex leader della Casa delle libertà liquida con un colpo di spugna la sua traiettoria politica dell'ultimo decennio e ne disegna una nuova.
Primo: il bipolarismo è finito, "è d'accordo anche Giuliano Ferrara che ho sentito per telefono". Secondo: Veltroni è un antagonista degno, anzi diciamo pure che la faccenda dei gazebo e dell'elezione diretta del segretario ha suscitato una certa ammirazione perciò perché non fare la stessa cosa. I sondaggi "ci dicono che il partito della libertà (o del popolo, vedremo) da solo può arrivare al 30 per cento". Dunque tanto vale mettersi sullo stesso piano di Veltroni, meglio se un po' più in alto, e discutere con lui. "Sono disposto ad incontrarlo subito per discutere di riforma elettorale".
Terzo, gli alleati hanno stancato. In specie Fini con i suoi smarcamenti recenti. Vogliono la guerra? E allora guerra. Fini dice che questa iniziativa del partito nuovo è "plebiscitaria e confusa"? "Non rispondo alle provocazioni, parlo direttamente agli elettori del mio e di altri partiti, non solo alleati". La Casa delle libertà finisce qui, stasera. Muore col bipolarismo, sepolta insieme. "Ci avevo creduto ma ho capito che in questo paese non si può". Meglio un nuovo sistema elettorale proporzionale con sbarramento dei piccoli che crei "un partito grande di qua, uno di là".
Lui e Veltroni, è questo lo scenario che immagina. La Lega di Bossi alleata, Storace e Santanché a destra e poi la gente, ovvio: la gente stanca dei "parrucconi", "dei litigi delle ripicche della politica politicante, dei giochetti dei veti e dei compromessi". "E' un anno e mezzo che non convoco i vertici della Cdl per timore che qualcuno non venga", non si può andare avanti così, francamente, i segnali sono chiari "e io sono uno che si vanta di saper riconoscere gli umori del popolo".
Il popolo vuole un leader e quel leader è lui. Fuori, in Piazza di Pietra, gli elettori di una certa età la borghesia romana in pelliccia e giaccone da caccia alla volpe, batte i piedi dal freddo e guarda il maxischermo. Bravo, dicono anche se perplessi di esser stati questa volta chiusi fuori. Quanto al passato: non è mica che ora Silvio punti al plebiscito perché non gli è riuscita la spallata, anzi, "io la spallata al governo non la volevo dare è stata una superfetazione giornalistica".
Tra il pubblico stupore per il linguaggio e per il senso. Ma ecco che "io non ho né rimorsi né rimpianti. Guardo avanti. Se dobbiamo credere alle parole di Bordon e di Dini questo governo non ha più una maggioranza. Cadrà al prossimo voto importante. Allora bisognerà andare alle elezioni ma le riforme le può fare anche questo governo".
Fuori in piazza sono rimasti in pochissimi. Palloncini azzurri, cartelloni dei giovani di Forza Italia che dicono "C'è un solo presidente". Quando esce si ferma ad arringare anche a loro, qualcuno stappa una bottiglia di champagne qualcun altro prova a prenderlo in spalla ma non esageriamo. Angelino Alfano guarda con ammirata meraviglia e discetta dell'"ennesimo colpo di genio. Andrà così: accordo sulla legge elettorale, legge in tempi record poi crisi di governo. Due mesi di gestione degli affari correnti e a marzo si vota". Michela Vittoria Brambilla è l'unica intervistata dalle tv, gli altri sono spariti tutti. E' un giorno storico, ripete Berlusconi dal palco della piazza. Gianni Letta non è venuto ma di certo seguiva dall'ufficio. State certi che nel Partito del Popolo - o della Libertà, vedremo - ci sarà anche lui.