mercoledì, dicembre 27, 2006

Gardini sì, Welby no

Dalla rubrica "Carta canta" di Marco Travaglio su repubblica.it del 27 dicembre:

"In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325). Non vengono meno però la preghiera della Chiesa per l'eterna salvezza del defunto e la partecipazione al dolore dei congiunti" (Vicariato di Roma, Ufficio stampa e comunicazioni sociali, 22 dicembre 2006).


"D. Wojtyla chiese che lo si lasciasse morire perché sapeva che oramai non c'era più nulla da fare? R. Non so rispondere con esattezza e non voglio nemmeno farlo, ma sono certo che lui fosse del tutto affidato nelle mani del Padre. Lui aveva fede in Dio e per questo motivo credo avesse capito che fosse giunta la sua ora" (cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia, Il Tempo, 22 dicembre 2006).

"'Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si danno la morte'. Questo passaggio del Nuovo Catechismo dedicato al suicidio è stato ricordato oggi dalla Radio Vaticana in un servizio dedicato ai funerali di Raul Gardini. 'Dio - ha detto ancora l'emittente pontificia - attraverso le vie che Egli solo conosce, può loro preparare l'occasione di un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita'. La Radio Vaticana ha anche ricordato quanto, nel maggio scorso, in occasione del suicidio del primo ministro francese, Pierre Beregovoy, disse il portavoce dell'episcopato francese, di fronte agli interrogativi posti per la concessione dei funerali religiosi: 'Non dimentichiamo che il rispetto di cui la Chiesa circonda il corpo di ogni battezzato è la testimonianza della fede della Chiesa nella Resurrezione e non un privilegio da accordare a chi l'abbia meritato. In questi casi, la Chiesa si rimette fiduciosa al giudizio misericordioso di Dio, il qual solo conosce i cuori, il quale solo è giudice'" (Ansa, 26 luglio 1993).

"La vedova di Raul Gardini è entrata per la prima volta nella cappella della chiesa di San Francesco in cui è allestita la camera ardente. Il piccolo corteo ha raggiunto la cappella tra due ali di persone che affollavano la chiesa per rendere omaggio al feretro. La gente che si trovava nella cappella ha continuato a pregare. Idina si è alzata in piedi e si è rivolta a padre Giovanni Gambari, il parroco della chiesa, che le ha parlato a lungo e le ha tenuto le mani. Poi ci sono stati scambi di abbracci e condoglianze con gli amici presenti e anche con sconosciuti che hanno voluto salutare la vedova e i figli. Poco prima delle 18,30, orario della messa, Ivan è uscito mentre la madre e le due figlie sono passate in chiesa dove hanno assistito alla celebrazione. Ai funerali di domani la messa sarà celebrata dall'arcivescovo di Ravenna, Luigi Amaducci, con l'arcivescovo emerito, Ersilio Tonini, e i sacerdoti delle tre parrocchie frequentate dalla famiglia, don Zani del Duomo, don Salvatori di San Rocco e don Gambari di San Francesco" (Ansa, 25 luglio 1993).